La V del Premio su Antonia Pozzi: intervista alla Presidente Caterina Silvia Fiore

La quinta edizione del Premio internazionale di letteratura “Per troppa vita che ho nel sangue”, dedicato ad Antonia Pozzi si è conclusa con la cerimonia di premiazione organizzata a Pasturo sabato 19 giugno 2021.

Ne parliamo con la Presidente del Premio, Caterina Silvia Fiore.

Chi ha vinto la targa Antonia Pozzi per la sezione saggistica?

Giulia Di Stefano, con l’opera dal titolo “Sconfinare senza traccia”, un lavoro molto curato, corredato da note esplicative e riferimenti puntuali, degno di essere premiato.
Questo saggio, come ha motivato la saggista Anna Maria Bonfiglio, giurata per la sezione saggistica, “si presenta come finissimo studio su due coordinate della tematica pozziana, la rappresentazione di due paesaggi: quello desolato della periferia milanese e quello naturalista dei laghi lombardi, entrambi esplorati dall’autrice attraverso l’analisi di due poesie che ne concentrano le peculiarità. I due temi si fronteggiano in un contrasto precipuamente semantico che ne sostanzia la differenza affermando la versatile sensibilità della poetessa. Di Stefano si sofferma sull’ambiente sottolineando le metafore attraverso cui Antonia Pozzi restituisce la visione di ciò che viene ‘raccontato’ e ne elenca la ricca qualità lessicale. Il saggio compie un lavoro di interpretazione attraverso l’analisi testuale che scompone i versi fino ad arrivare alla loro intima essenza, confermando la qualità dell’approccio messo in atto dall’autrice: uno studio puntuale, ricco di tessuto analitico e corredato da note esplicative, bibliografia e appendice fotografica che ne fanno un esempio di stringata operazione ermeneutica”.

E la Rosa d’argento?

La Rosa d’argento è un prestigioso riconoscimento, simbolo del Comune di Roseto degli Abruzzi, e quest’anno è stato assegnato ad Andrea Ferazzoli per il racconto “Biglia bianca”. La giurata Lorena Marcelli ha motivato questo conferimento così: “Il tema della diversità e della bellezza che si cela dietro qualcosa che non assomiglia a niente altro, e si distingue proprio per questo motivo, fa di “Biglia bianca” un racconto di rara delicatezza e unicità. L’idea di rappresentare qualcosa di unico in maniera leggera e quasi ingenua è geniale. A volte bisognerebbe solo essere in grado di capire che essere ‘diversi’ può essere davvero la sola salvezza”.

Chi sono vincitrici e vincitori delle altre sezioni?

Carmela Laratta, con la silloge “E il Natale si raggomitolò”.
Valerio Di Paolo, con la poesia “25 dicembre 2019”.
Gabriella Tomasino, con la poesia in vernacolo “Accussi’ luntano”.
Licia Allara, con il romanzo “In nome del figlio”.
Marco Amedeo, con il racconto “Antonia deve morire”.
Luciano Giovannini, con la video poesia “La morna del gabbiano ferito”.

Come è stata questa quinta edizione?

L’edizione 2021, pur con tutti i problemi legati al contingentamento a causa del Covid, ha avuto un ottimo riscontro. La cerimonia di premiazione è stata strutturata in modo da unire una giornata formativa alla gioia di poter ritirare premio. Questo soprattutto per chi ha Lucia Menapace, attrice teatrale, e il Maestro Alberto Sgro’, con suoi brani ad accompagnare le liriche pozziane, hanno arrichito l’iniziativa.

Come nasce questo Premio e come è organizzato?

Questo Premio nasce nel 2016, all’epoca come “Premio Antonia Pozzi”, per poi proseguire rinominato in Premio “Per troppa vita che ho nel sangue”.
Il premio è organizzato in vari step e con un bando che, in genere, rimane aperto per tre mesi per accogliere i lavori provenienti dall’Italia e dall’estero. Le opere inviate al concorso vengono prima catalogate dalla segreteria e inviate tassativamente in anonimo ai giurati, che non hanno contatti tra loro e inviano alla Presidente del Premio le loro valutazioni. Sottolineo l’importanza dell’anonimato, affinché sia chiaro e trasparente tutto il percorso di valutazione.

E il suo amore per Antonia Pozzi?

Mi sono imbattuta in Antonia in una sera d’estate, riposava su una bancarella sui Navigli a Milano: 3 euro e un libricino che raccontava di lei attraverso i suoi versi. Mi sono subito innamorata di questa fragile e intensa donna bionda, leggendo “Canto della mia nudità”. Questa è la poesia alla quale sono più legata, ma amo moltissimo anche “Solitudine” e molte altre ancora, Antonia era molto prolifica e tutte le sue liriche sono espressione di quella sua “solitudine passionale” che personalmente mi ha immediatamente colpita.

Qualche anticipazione sull’edizione 2022 del Premio?

È ancora troppo presto. Come fondatrice di questo Premio devo ammettere che, ogni volta che si conclude, mi sento come se mi mancasse qualcosa, quel qualcosa che mi ha accompagnato per 9 mesi (periodo in cui il bando rimane aperto per le iscrizioni e i tempi di valutazione dei lavori).
La cerimonia finale mi lascia un vuoto dentro che richiede del tempo, prima di sfumare e trasformarsi nel progetto di una prossima edizione.
Per il momento mi dedicherò alla silloge che ho curato, opera postuma, di Enrico Ratti, deceduto per Covid nel febbraio scorso: un atto dovuto nei riguardi di questo grande artista, intellettuale di spessore, poeta e pittore che ha lasciato un grande vuoto in coloro che hanno avuto il privilegio di averlo conosciuto.