Dalle Lettere – A Vittorio Sereni – Pasturo, 13 agosto 1935

Caro Vittorio,
ho ricevuto stamattina una gentile cartolina della tua mamma da Salsomaggiore.
Ti penso quindi solo a Bormio. Come ti trovi? Io qui bene, e Flaubert abbastanza in buona salute.
Però sono afflitta dalla ingombrante presenza della mia cugina poetessa: fortuna che con il pretesto della tesi posso trincerarmi da mattina a sera nel mio studio. Ne esco solo prima di pranzo per uscire un po’ con il cavallo: ormai ho imparato abbastanza bene e mi diverto molto.
A quell’ora i boschi e le montagne sono molto belli.
E Bormio com’è? Come sta il “suonatore di sassofono”?
Ho avuto un bell’aspettare: le tue pagine non sono mai arrivate.
Io non ho più scritto nessuna poesia.
Mi convinco sempre di più dell’incompatibilità di poesia e vita, come è in Tonio Kröger. Io sono adesso come Tonio Kröger nella tempesta, sono appena uscita alla riva, vivo ancora di atti che non so tradurre in parole.
Forse – chissà – l’età delle parole è finita per sempre.
Ti mando le fotografie del 20 giugno.
I gruppi – immagino – ti faranno venire un po’ di nervi, come li fanno venire a me, per varie ragioni, ma soprattutto per la loro urtante eterogeneità. Il “m’intrufolo” di Alberto* – viceversa – mi sembra molto ben riuscito e adatto a rasserenare gli spiriti.
Non so se ti ho detto che il penultimo giorno della permanenza di Remo qui, vennero Alberto e Mario Monicelli a trovarci: ho fatto poche risate in vita come quel giorno. Dovevi vedere Alberto che giocava al football con le scarpe di mio padre, perché i suoi elegantissimi sandali si sarebbero sciupati!
Mio papà, che è stato al Lido di Venezia una decina di giorni, l’ha trovato completamente istupidito per quella famosa Lolli, la biondina appariscente che ti lanciava occhiate fatali sul tram n. 38 – te la ricordi? Alberto anzi ha adoperato un’intera pellicola della macchina cinematografica di mio padre per immortalare la pulzella!
L’Alba mi ha scritto due carissime lettere, dove si vede che ci ha perdonato la diserzione generale di quella domenica. E tu non mi scriverai proprio mai? Aspetto una lettera un po’ meno burbera dell’unica che m’ hai mandata, che però era molto giusta e che, malgrado il “magone” che m’ha fatto venire, ho accettato come un meritato castigo. Adesso però spero che tu non mi abbia completamente abbandonata.
Ti abbraccio con grande affetto.
Antonia

*Alberto Mondadori