Dalle Lettere – Alla nonna Nena – Pasturo, 31 luglio 1928

[…] Io ho ripreso qui a studiare un po’ per conto mio: traduco specialmente dal greco, per familiarizzarmi un po’ con questo terribile osso duro; adesso, se non altro, mi è venuto a piacere molto: indizio, credo, che faccio dei progressi. Spessissimo ho la gioia di vedermi ricordata dal Professor Cervi, che ha poi la pazienza di chiarirmi per iscritto tutte le difficoltà che incontro nello studio, e che mi manda in dono sino a qui molti bellissimi libri.
Così le buone letture non mi mancano. Ritiro anche, sempre con le schede firmate dal Professore, molti volumi a Brera. Altri ne compro. E sono sempre libri sulle origini, lo sviluppo, la storia, il contenuto filosofico dell’arte, libri di storia greca e romana, di letteratura, di filosofia, soprattutto. Sento che questo studio mi fa un bene immenso: mi pare di affacciarmi a una gran luce, mi sembra di cominciare a vivere adesso.
Non credere però che mi stia soltanto a struggere e a scervellare sui libri; so bene anch’io che se l’impalcatura dell’anima, che è il corpo, scricchiola, tutto l’edificio crolla; e bado, quindi, anche a riposarmi e a fare una buona provvista di salute per quest’inverno. All’uopo (ma non senti che classicismi?) mi giova assai il frequente esercizio di tennis che faccio col papà e nel quale, anche in confronto a gente che sa giocare, non siamo più affatto schiappine. […]