Dalle Lettere – Alla nonna Nena – Pasturo, 18 luglio 1938

Mia cara cara Nena d’oro,
sono qui tutta commossa, guarda, ho quasi il magone: sempre così: ti si chiede un bicchiere d’acqua e tu dai, dai come una fontana, come una sorgente inesauribile. Ed ora la tua infanzia è tutta qui, fra le mie mani e parla alla mia fantasia come un intero romanzo già scritto. Se da una parte ho un po’ di rimorso di farti faticare così, dall’altra son contenta che tu abbia affidato alla penna questi tuoi ricordi che sono preziosi e meravigliosi, per la loro vivezza, per il senso di vastità e di calma e ricca vita lombarda che li percorre. C’è tutta la tua personalità, così profondamente realistica, aderente alle cose e agli affetti, e insieme piena di poesia. Grazie, grazie, tesorona cara.
Adesso – vedi – ho quasi più paura di prima: come farò a rendere tutto questo senza troppo travisarlo? Che proporzioni dovrà avere il libro? Entro quali limiti, con quali scorci si costruirà? L’architettura è una gran cosa complicata! Delle volte penso che potrebbe diventare un po’ la storia di Tre case: Oscasale, La Zelada, Pasturo [ti farei venire, ora della fine, a viver qui con noi, capisci? con tua figlia – (vedova di guerra? non so ancora) – e tuo nipote (che forse sarei un po’ io) ma tutto è ancora fumoso, si fa e si disfa come le nuvole prima di un temporale] e da qui, dai pascoli verdi e asprigni, partirebbe un gran fiume biondo di nostalgia giù verso la pianura e i suoi ricchi raccolti e i canti lunghi delle mondine sotto il sole e le altre due case abbandonate. E tutto poi si risolverebbe con l’incontro di questo tuo nipote con una ragazza di umili origini e proprio nativa di lì, della pianura, ma elevatasi per suo conto: prima maestra rurale, poi maestra in città, fors’anche infermiera (lui la conoscerà all’ospedale); una creatura che conosca molto da vicino i poveri e ne abbia una pietà silenziosa e fattiva; una che si porti intorno il profumo di bontà della campagna e nello stesso tempo un’energia nella quale lui, suo nipote, crede di ravvisare un poco la sua adorata nonna giovane. Vedi, Nenona cara, come galoppa la fantasia? E sempre mi porta verso costruzioni molto democratiche, verso il senso semplice, elementare della terra e della povera gente.
Mi accorgo che tutta la vita di città, di lusso, di movimento non ha lasciato su di me alcuna traccia, non ha per me nessuna importanza, la potrei perdere dall’oggi al domani senza dire ahi!: quel che non posso perdere è questo paese e questa casa, questi costumi di cotonina a fiori che sono più belli di tutte “les toilettes”. Penso già di andare in autunno a fare un’ispezione a Oscasale e a Soresina, a conoscere personalmente il paesaggio. Poi dovrò farmi una cultura agricola: il lino, il riso, il grano e il granturco; quando si seminano, quali stadi traversano e che tinte, quando e come si raccolgono. Studierò anche molto i giornali delle varie epoche. E soprattutto verrò a sentirti chiacchierare e concerteremo dei bei piani insieme. Intanto tu e la zia Luisa (alla quale va pure tutto il mio grazie entusiasta) se ne avete tempo e voglia, andate avanti a quella tabella cronologica che è preziosissima. Desidererei inoltre avere qualche particolare sulla vita di collegio, le suore, gli orari e gli usi durante la giornata. E poi… poi fa pure tu, e lascia correre la penne in libertà, che sei certo più brava e più efficace di me e scegli sempre quel che va bene. Due parole sulla mia salute: è buona e progredisco continuamente. Il papà parte domani per Cannes e la Riviera francese (una decina di giorni) e il 4 agosto saremo tutti a Misurina. La mamma proprio bene e così la zia Ida. Sai che abbiamo un altro cane? Un cucciolo pastore di due mesi: è una bellezza! Ma adesso non ho più spazio.
Un bacione alla zia Luisa e cento a te.
Antonia