Antonia Pozzi e le detenute del carcere di Verona

Riceviamo,  con il grato piacere di pubblicare, uno scritto che Marco Dalla Torre – autore della biografia “Antonia Pozzi e la montagna” (Àncora, n. ed. 2022) – ha indirizzato a questo sito riferendo di un’esperienza umanamente straordinaria e poeticamente intensa: l’incontro, il 1° ottobre 2022, di alcune detenute del carcere di Montorio con la vita e la poesia di Antonia Pozzi.

Di seguito il prezioso contributo.

 

 

Le parole di Antonia Pozzi come seme di bellezza e di senso
Un incontro con le donne detenute nel carcere di Verona

 

Invitato dall’amico Arrigo Cavallina e, tramite lui, dalle volontarie dell’Associazione veronese “La Fraternità. Prevenzione Carcere e Territorio”, nel pomeriggio di sabato 1 ottobre mi trovo nella biblioteca della sezione femminile del carcere di Montorio (VR).

L’autorizzazione chiesta per tempo e l’essere accompagnato dalle volontarie mi rende agevole la procedura d’ingresso.

Le detenute erano state avvertite per tempo ed era circolato un volantino d’invito e un fascicoletto con nove poesie di Antonia. Restava il timore che solo pochissime volessero partecipare. E invece, a sorpresa, ci raggiungono 11 donne. Mentre aspettiamo che tutte arrivino, chiacchierano con le volontarie, che conoscono bene. Non è potuta venire M.R. (con cui avevo dialogato in precedenza per farmi raccontare delle detenute e poter calibrare il mio intervento), per lieve indisposizione. Ma ci sono N., P., A., V. e da Bologna ci ha raggiunto anche G.

I volti delle detenute tradiscono aspettativa (nello scorrere monotono delle giornate, è pur sempre un diversivo) e anche un po’ di pudore vergognoso. G., che le conosce bene (l’anno scorso ha condotto un laboratorio di scrittura creativa), introduce. Ma più che le mie parole, vogliamo che ascoltino Antonia Pozzi e G., che oggi le presterà la voce, legge Rifugio. Contestualizzo la poesia e narro sinteticamente la sua vita, anche con i suoi apparenti paradossi: la provenienza agiata e la predilezione per i semplici, una dedizione totale all’amore e all’amicizia e la voce tentatrice della morte che appare già da molto giovane, la non conoscenza del Dio personale e un intensissimo desiderio di spiritualità…

La vita è talmente ricca da contenere aspetti contrastanti; la vita di ognuno, anche di noi che siamo lì.

Una spiccatissima sensibilità è stata la grandezza di Antonia, ma anche la sua fragilità; ha amplificato le sue sofferenze, ma nella poesia le ha fatto scoprire la sua vocazione, il dono che doveva portare nel mondo. Luci potenti ci vengono dalla lettura delle poesie Preghiera e Un destino.

Non è forse vero che ognuno – nella sua situazione dolorosa o fortunata – reca in sé qualcosa per migliorare il mondo che abita? Senza grandi intellettualizzazioni, partendo dalle persone che ha accanto.

Mentre parlo e, ancor più, mentre G. legge, guardo questi volti e li trovo belli, di una bellezza maturata nella sofferenza e nel rimorso. Alcune hanno lo sguardo intento, altre sorridono. Mi sembra che Antonia parli loro…

Il livello culturale è mediamente abbastanza modesto: ne ero stato avvertito. Alcune – circa la metà – sono straniere e conoscono solo i rudimenti dell’italiano. Come ogni creatura umana, sperimentano quanto sia difficile conoscersi e come sia ancora più arduo farsi conoscere veramente dagli altri. L’arte – in questo caso l’arte poetica – è un aiuto potente a guardare dentro di sé e a esprimere il proprio io più vero. Antonia Pozzi ce lo dice con Lieve offerta e con Pudore.

Il mio libro (che lascio in dono alla biblioteca) racconta un aspetto specifico della vita della Pozzi: il suo amore appassionato alla natura alpina, che la portò a frequentare le vette anche tramite l’alpinismo. S., una partecipante, si accende d’entusiasmo: viene da una famiglia circense e ha trascorso la giovinezza a piedi nudi sui prati di media montagna. Il flusso delle sue parole è incalzante e siamo costretti a chiederle di lasciare spazio anche alle altre, dalla parola non così facile.

So del resto che poche – forse solo lei – amano la montagna. Non è un problema, perché quella alpina è solo una delle manifestazioni della bellezza del creato. Racconto della relazione quasi “personale” di Antonia con la natura, la capacità di non perdere lo stupore per la bellezza, spesso nascosta in particolari umili. Le sue poesie sono piene di fiori poco appariscenti… Mi sembra che le mie ascoltatrici silenziosamente rispondano…

Concludo questo mio narrare facendo leggere la poesia Attendamento.

E così ha inizio la parte più intensa del nostro pomeriggio. P. e le altre volontarie invitano le partecipanti a dire cosa le ha colpite. Torna a parlare ancora S. Le altre fanno più fatica. Una in particolare mi colpisce: è evidente che avrebbe una gran voglia di parlare, ma vergognosissima si ritrae. La verità è che è portoghese e conosce poco la nostra lingua. Quanto mi piacerebbe conoscere la sua lingua e farmi raccontare cosa le attraversa la testa e il cuore…

A., un’altra partecipante, rivela di essere rimasta colpitissima da Pudore. Nei giorni precedenti l’ha letta e riletta, tante volte. Non riesce a spiegare perché, ma la sua dichiarazione, confermata dal volto e da tutta la persona, è così autentica che, in fondo, di una spiegazione non abbiamo bisogno. L’arte è proprio così: tocca nel profondo, commuove e spesso non sai spiegare il perché.

Nel dialogo le poesie si susseguono, sempre grazie alla voce di G.: Preghiera alla poesia, La porta che si chiude (cui segue, come ogni volta, un intenso momento di silenzio dolente), Il porto

Giunge infine il momento di concludere. I sorrisi e i ringraziamenti che tutte mi fanno mi sembra non siano di pura cortesia. Forse essere state protagoniste di un momento di bellezza ha fatto loro sentire custodita e rispettata la loro dignità. Era davvero ciò che ci eravamo proposti.

N., che aveva con sé il volume con tutte le poesie di Antonia (il mio ne presenta solo una breve antologia tematica), promette che ne procurerà una copia per la biblioteca. Nella speranza che le Parole di Antonia continuino a seminare bellezza e significato.

Marco Dalla Torre

 

-> Articolo  di Marco Dalla Torre (.pdf)

-> Locandina sull’incontro al carcere di Verona (.pdf)