Dalle Lettere – Alla mamma – Breil, 25 luglio 1933

Cara Mamma,
finalmente trovo un momento per scriverti con calma. È mattina: una bellissima mattina di sole, con delle nuvole leggere e bianche a mezza costa dei ghiacciai. Io ho portato fuori dalla tenda uno sgabellino e sono qui che ti scrivo seduta sull’erba. L’Elvira è andata a fare una passeggiata breve e tornerà prima di mezzogiorno: io ho preferito restare qui a lavarmi un po’ bene e a prendere un po’ di sole sul prato, per mettermi a posto le ossa dopo la gita di ieri. Non mi sono stancata; però era lunghetta; niente affatto difficile, ma in una cerchia di cime insuperabile. Ho preso diverse fotografie che dovrebbero essere delle meraviglie. Adesso sono letteralmente gocciolante di vaschina e di lanolina: bisogna che stia molto attenta, perché qui c’è il rischio di prendersi delle scottature in grande. La vita sono la tenda, una volta che ci si è sistemati e organizzati, è comodissima e, malgrado l’altezza, si dorme. Il mio pigiama è l’ideale e anche l’impermeabile mi serve a diversi usi. Ieri, appena tornata dalla gita, ho fatto un lussuosissimo the, col pentolino “méta”, che va benissimo. Il vino che passa il convento è abbastanza buono: e poi, davanti all’attendamento, ci sono delle baite dove si trova un latte straordinario. Di gite importanti credo che ne farò ancora una o due al massimo. Per il resto del tempo resterò qui, a gironzolare per le rive di tutti questi torrenti che scendono da ogni parte dei ghiacciai e che fanno un rumore così continuo e gradito. E voi, che fate? Come è andato il vostro ritorno a Pasturo? Il papà, la zia Ida, la zia Luisa, l’Antonita e pollastrini, il Rudi, i “cucurini”, che cosa fanno? (Scusa: mi sono dimenticata il Luigi, il Pierino e il Bobi). Baciami tanto tanto tutti: di’ che mi scusino, se non scrivo a ciascuno, ma qui è tanto difficile trovare il momento buono. Tu, sta su allegra, non fare “quit-quit” e abbiti il mio abbraccio strettissimo.
La tua Antonia