Dalle Lettere – A Elvira Gandini – Milano, 5 novembre 1931

[…] Elvira cara, io penso a te lontana, sola, in una terra straniera e penso al dono infinito che la lontananza, la solitudine in una terra straniera hanno recato a me, quest’estate.
Fino ad allora, il senso del divino era stato un estetismo, per me: null’altro. Ora il divino è una calma suprema, è una frescura limpidissima che permea di sé tutta la mia vita e mi fa blando il soffrire, trasognato il cammino e chiara e amica la morte.
Lascia che come augurio per il tuo amore, per la nostra amicizia, per la fraternità di tante anime sorelle, io ripeta le parole di Gesù: ” … dovunque due o tre sulla terra si adunano nel nome mio, ivi sono io in mezzo a loro”.
Con grande affetto,
la tua Antonia