Dai Diari – 10 settembre 1937

“L’angelo è tornato ieri sera. Abbiamo percorso insieme la strada nuova, fino al cimitero. Dai monti minacciavano nuvole di temporale. I contadini uscivano dalle cascine con grandi tele di sacco per coprire i mucchi di fieno e difenderli dalla pioggia. La Chiesa del cimitero è proprio in disordine: quando potrò disporre del mio denaro lascerò qualche cosa perché l’aggiustino. Sono rimasta molto tempo con la testa appoggiata alle sbarre del cancello. Ho visto un pezzo di prato libero che mi piace.
Vorrei che mi portassero giù un bel pietrone e vi piantassero ogni anno rododendri, stelle alpine e muschi di montagna. Pensare di essere sepolta qui non è nemmeno morire, è un tornare alle radici. Ogni giorno le sento più tenaci dentro di me. Le mie mamme montagne. Di colpo il campanile, che pare un albero anche lui, così verde, è scoppiato a suonare. E un bambino è venuto giù in volata su di una vecchia bicicletta, fischiando. Ho detto: ‘Angelo, torniamo’, e intanto cercavo di scoprire se il profilo dei Sassi Rossi non somiglia a una donna addormentata.
Ma niente. Come ho netto negli occhi il contorno della Schläfende Griechen sul lago di Traun. […]”